Pubblicato il

Il lato oscuro del gelsomino: alla scoperta dell’indolo, la molecola che trasforma il profumo in seduzione

Un articolo di Eva Munter

Quando sentiamo il profumo del gelsomino, pensiamo alla bellezza, all’eleganza e alla sensualità. Eppure, nel cuore di questa fragranza ipnotica si nasconde una molecola dall’odore sgradevole e animale: l’indolo. In questo nuovo articolo, Eva Munter ci accompagna in un viaggio affascinante tra chimica, percezione e seduzione, alla scoperta del lato oscuro (e irresistibile) del gelsomino.

Buona lettura!


Quando la notte cade e la luce si ritira, iniziamo a sentire il profumo ipnotico e sensuale del gelsomino. Un profumo che tutti riconoscono come dolce, opulento, elegante… ma se lo scomponessimo chimicamente, ci racconterebbe tutta un’altra storia, ben più oscura e forse repulsiva.

Permettetemi di presentarvi un piccolo composto chiamato indolo.

Cos’è l’indolo e perché “puzza”

L’indolo è, dal punto di vista chimico, un composto aromatico eterociclico che contiene un anello di benzene a sei membri fuso con un anello di pirrolo a cinque membri.
Se tutto questo vi dice poco, ecco cosa dovete sapere: puzza terribilmente.
Presente anche nei tessuti in decomposizione o nelle feci, nella sua forma pura e isolata, l’indolo ha un odore umido, pungente e netto, come una combinazione curiosa di cane bagnato, alitosi persistente e naftalina.

Ricordi dal laboratorio: l’indolo sulla pelle

Ricordo pomeriggi che sembravano infiniti in laboratorio, immersa nei miei esperimenti, cercando di far reagire l’indolo con altri composti, dato che avevo avuto la sfortuna di dover sviluppare una reazione che lo coinvolgeva per la mia tesi di laurea.
L’odore dell’indolo puro, penetrante e persistente, sembrava attaccarsi alla mia pelle.
Non importava quanto provassi a liberarmene: nemmeno la doccia più lunga riusciva a cancellarlo. Mi restava addosso, un’ombra invisibile e fetida che mi accompagnava per il resto della giornata — e che probabilmente faceva pensare agli altri che la mia igiene orale lasciasse a desiderare, dato che sembrava l’odore dell’alito di un anziano tabagista. Ogni volta che respiravo, la sua presenza era lì, indissolubile.
Ho dovuto gettare due camici per riuscire a liberarmi del tutto di questo compagno stantio e fastidioso. Sono stati sei mesi faticosi.

Dal disgusto alla seduzione: la magia della diluizione

Eppure, nei petali del gelsomino, l’indolo diventa seduzione allo stato puro.

Com’è possibile? La chiave per la seduzione olfattiva dell’indolo sta nella diluizione.

In piccole quantità (circa l’1%), l’odore dell’indolo puro si affievolisce, perdendo quel sentore di cantina umida e diventando quasi floreale.

Indolo nei fiori bianchi: gelsomino, tuberosa, neroli

Non si trova solo nel gelsomino, ma abbiamo tracce di questa molecola aromatica anche nei fiori bianchi come tuberosa, neroli e gardenia. Tuttavia, anche altri fiori contengono tracce di questo composto, come la rosa o il lillà.
Il gelsomino, però, potrebbe essere il più “sporco” tra tutti. L’essenza naturale di gelsomino, in particolare la varietà Jasminum grandiflorum, è famosa per avere una nota indolica molto evidente: la maggior parte degli oli di gelsomino contiene circa il 2,5% di indolo puro.

Quando si affronta un olio essenziale di gelsomino puro e si annusa per bene, spesso si resta quasi spiazzati dalla nota umida e stantia, molto simile alla pelle sudata mescolata alla dolcezza narcotica dei fiori freschi di gelsomino.
Attratti e respinti allo stesso tempo, in modo un po’ inquietante.

Nei profumi, gli oli naturali che contengono indolo sono spesso usati per dare un tocco intrigante e seducente alla fragranza, offrendo una nota animalica indescrivibile che rapisce i nostri sensi più primordiali.
L’indolo assume quindi un nuovo ruolo, passando da molecola repulsiva a qualcosa che in qualche modo ci attrae e ci incatena.
Qualcuno ha associato anche l’indolo all’odore del sesso… forse questa molecola rappresenta davvero il connubio tra amore e morte, tanto decantato dai poeti romantici.

Indolo e impollinazione: il profumo della putrefazione

Questo è l’effetto che ha su di noi, ma dobbiamo ragionare sul perché il fiore si è dotato di questa molecola “sporca” che richiama la decomposizione e la putrefazione: per attirare gli impollinatori.
E non parliamo solo di api: ci sono fiori che si affidano a mosche o zanzare.
Le zanzare adulte sono abilissime a rilevare l’indolo, dato che ci individuano proprio cercando le molecole che caratterizzano l’odore delle feci umane, grazie a recettori specifici chiamati indolergici.

Una molecola sorprendente: l’indolo nella profumeria

L’indolo viene utilizzato anche in profumeria come componente aromatica chiave nella costruzione di accordi floreali complessi, soprattutto nei fiori bianchi.
Questa molecola, pur avendo un odore sgradevole allo stato puro, è fondamentale per aggiungere profondità, tridimensionalità e una sfumatura animalica alle fragranze, rendendole più intriganti e memorabili.

È curioso pensare che una sostanza dal sentore simile alle feci possa contribuire a rafforzare l’identità olfattiva di un profumo, trasformando la sua anima da semplicemente floreale a seduttiva e carnale.

Conclusione: il paradosso dell’indolo

L’indolo potrebbe essere visto come la perfetta incarnazione olfattiva del paradosso di Eros e Thanatos: amore e morte, attrazione e repulsione, vita che sboccia e corruzione che avanza.

È incredibile pensare che una molecola presente anche nei materiali in decomposizione possa diventare cuore pulsante di profumi così seducenti, trasformando un accenno di morte in un’eco carnale di desiderio. Questa molecola ci ricorda che la bellezza olfattiva non nasce solo dalla purezza, ma anche dall’equilibrio tra luce e ombra, attrazione e repulsione.

Lo racconterete alla persona amata, quando le regalerete un profumo contenente fiori bianchi?


Vuoi intraprendere un viaggio alla scoperta delle meraviglie della profumeria?  

Scopri i nostri corsi e i kit per la creazione di profumi e lasciatevi guidare nell’affascinante mondo delle fragranze. 


Leggi altro dal Blog di Ateneo dell’Olfatto


Eva Munter

Eva Munter è una chimica e divulgatrice scientifica appassionata di profumeria, autrice del progetto “Chimica in Pillole”, con cui racconta al grande pubblico le molecole che abitano il nostro quotidiano, dai profumi agli alimenti, dai materiali ai cosmetici.

Con uno stile diretto, ironico e accessibile, Eva rende la scienza olfattiva comprensibile e affascinante anche per i non addetti ai lavori.

Collabora come docente con Ateneo dell’Olfatto, dove tiene corsi e lezioni dedicati alla chimica del profumo, alla composizione molecolare delle fragranze e alla storia scientifica delle materie prime.

Il suo approccio unisce rigore scientifico, esperienza di laboratorio e una grande capacità narrativa, portando chi legge o ascolta a scoprire quanto possa essere sorprendente il mondo che si cela dietro ogni goccia di profumo.